SUZUKI BAZUKI, anno 2004
Non c'è alcun motivo, ma ho deciso di varare l'anno DuemilaVentiUno con una passo indietro di Sedici anni, un passo che in America avrebbe ormai la patente di guida.
Mi sono riascoltato proprio la notte di CapoDiAnno un oggetto sonoro prodotto dai Mariposa come calcio di inizio di ciò che in seguito sarebbe stata la Famosa Etichetta Trovarobato.
Si tratta(va) di Suzuki Bazuki, un ep di quattro brani che ai tempi fu pioneristicamente reso gratuitamente scaricabile dal sito. Non esistevano i social network e non ricordo nemmeno a che punto fosse MySpace (di cui oggi confondo i contorni di che tipo di piattaforma essa fu). Il web esisteva come esotismo parallelo alla vita reale per gente al di sopra dei 23 anni e al sotto dei 40, buono per mostrare foto e ottimo per aderire a dei forum settoriali. Gli algoritmi erano dei mocciosi e le ruspe tiravano ancora su calcinacci a Ground Zero quattro anni prima del crollo Lehman Brothers.
A orecchie lontane, ascolto questo disperso mujaeddin sonoro e sembra di aver a che fare con un presentimento fattosi forma canzone in quattro parti, anzi tetra-canzone, ma anche canzone tetra.
Innesca angoscia dall'inizio alla fine, come un film di Lars Von Trier criticabile, di quei film che "dividono".
Ma per arrivare a scriverne oggi, quando ci sarebbe ben altro di cui parlare, e molto altro ancora di cui tacere, vuol dire che Suzuki Bazuki a mio modestissimo avviso merita un ascolto in questa pandemia.
I testi sono riportati alla bell'e meglio qui di seguito.
Alessandro Fiori scriveva dei bambini del mondo collaterale, del tracollo geotermico e dei farmaci.
Sedici anni fa, in tempo perfetto per un "troppo tardi" annunciato.
Buon ascolto
I bambini collaterali
I bambini collaterali di questo medioevo sul livello del mare.
Cartongessi appassionati delle case sulla spiaggia.
Il setaccio della morte divertente.
Al risveglio tutte le dita sul guanciale ed un mondo che rotola e si nasconde dalla vergogna.
Nelle strade del lenzuolo rintoccano le campane a morte dei bambini che giocavano a campana.
Son crollate le case sulla spiaggia per il troppo vento dobbiamo salvarci buttandoci in mare, in fondo al mare dove si nascondono i boschi e le rime dei nonni e finalmente disegnare dei sassi ...
Veneriamo il Dio Polpo che ci fa dimenticare.
Posso giocare? Il pallone non è mio.
I bambini collaterali non possono più disegnare l'Albero.
La Luna Ha Molto Tempo Da Buttare
La luna ha molto tempo da buttare
Sta a guardare dall’alto le pirotecnie
Grattandosi il pizzo
Mettendosi lo smalto
Dicendo soltanto scioccherie
Chissà chi vincerà l’appalto per curare
Il funerale del mio povero pianeta
Chissà se la luna avrà il buon gusto di mandare
Almeno una corona
Quando metteranno il mio mondo
In una piccola bara
E mi passerà sopra la testa
Per andare al cimitero
Io piangerò
Fino a riempire un buco nero
Io piangerò
Per un momento intero
Il Pappagallo (È Maturo Il Tempo Della Rivoluzione)
Che bello
Se il mondo fosse fatto di primi
Divertiamoci con l’oleodotto
Divertiamoci coi cortisonici
Impedito contribuisco a pasturare
A Marsiglia hanno detto che mi devo asciugare
Il pappagallo sa di essere un pappagallo
O crede forse di essere soltanto un membro?
L’impotenza degli stati membri
La maieutica della maiolica
È maturo il tempo della rivoluzione
Ecoval per la dermatite seborroica
È maturo il tempo della rivoluzione
Feldene per i dolori alla spalla
È maturo il tempo della rivoluzione
Xeramance Plus per il ripristino lipidico delle pelli secche
Leniamo le sensazioni fastidiose
La mia progenie sarà figlia di pomate
I miei figli saranno comunque fieri
Mio padre ha combattuto a colpi di collage
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