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"A New Adventure of Captain Future" CAPITOLO II: la Torre del Governo

Halk Anders era corpulento, come i tipici terrestri sedentari e aveva una barba curata e folta. Non aveva obbligo di vestire l'uniforme della Polizia Planetaria perché ne rappresentava il vertice. In qualità di capo del Quartier Generale indossava abiti ricercati e di foggia elegante. Aveva svariate cicatrici in faccia che denotavano l'esperienza di combattente sul campo; la pelle rugosa era quella di un uomo di età incerta tra i sessanta e i cinquanta anni, anni spesi a combattere incessantemente il crimine galattico in ogni sua forma.

“Chi sono questi dannati NO-PHCP? Qualcuno li conosce?” disse picchiando un pugno sul tavolo con talmente tanta forza da rovesciare tutti i bicchieri.

“Halk, non serve scaldarsi”, rispose il Maresciallo Ezra Gurney, un veterano canuto con occhi chiari che masticava foglia di rial mentre provava a sedare l'animosità del capo.

“Abbiamo già sguinzagliato mezza Polizia Coloniale e quasi tutta la Pattuglia dei Pianeti. È impossibile non scoprire qualcosa. Al momento la nave è stata accerchiata e se proveranno a muovere anche solo un bullone ce ne accorgeremo all'istante.”

“Sì, ma intanto due tizi tengono in scacco la più grossa nave commerciale di tutto il Sistema”, sbraitò Anders.

“Il problema, a mio avviso, è che non sappiamo cosa vogliono. È questa la grande incognita che agita i nostri animi”, parlò Joan Randall, un'agente giovane e snella, dagli occhi e dai capelli bruni come la notte. La ragazza copriva più funzioni, tra il consiglio di stato di Polizia e i Servizi Segreti; saggia, intelligente, vestiva con pantaloni e giacca spaziali di seta grigia su cui gli alamari risaltavano il suo portamento nobile e allo stesso tempo sensuale. Parlava con i superiori con deferenza, invitandoli al ragionamento e a mettere da parte ogni impulsività.

“Nessuna organizzazione di pirati spaziali è schedata sotto quel nome. L’adescamento non è nel loro stile: pensate ad Harlock, lui colpiva speronando con la nave a vele spiegate e rivendicando ogni attacco”, continuò Joan.

“È vero; raramente sappiamo di azioni piratesche che comprendano sequestro e sabotaggio a viso coperto”, aggiunse Ezra pensieroso.

“E non è nemmeno un'organizzazione militare extra Sistema, perché il numero di individui è ridotto. Almeno che non ci sia una falange armata di rinforzo appostata su un settore a noi non visibile...”

“Ma a quale scopo, Joan? Quello è un mercantile, con solo alimenti e approvvigionamenti. Un quantitativo ovviamente titanico perché diretto su Titano, ma pur sempre solo un mercantile, senza armi nucleari e materiale prezioso a bordo...”

“È un grattacapo”, disse Anders grattandosi la barba “cosa pensate di fare?”

In quel momento arrivò un ossequioso sottoposto a sussurrare un'informazione segreta all'orecchio del capo che si alzò in piedi di scatto.

“Signori, alla Mega Tir 6 è stato emanato un messaggio che stiamo intercettando in tempo reale. Pare sia una prima richiesta.”

Anders premette un pulsante e uscì uno schermo a scomparsa dalla parete in fondo al tavolo di riunione: dalle riprese di una delle navi della Polizia Coloniale di sorveglianza si vedeva lo scafo esterno dell'astronave sequestrata, in corrispondenza della cabina di pilotaggio.

Nessuno aveva ancora visto i dirottatori e i Corpi Speciali stavano cercando di elaborare un modo per immettere video cimici a bordo.

Si sentì una voce metallica preregistrata: “Sappiamo che questo messaggio è ascoltato dalle forze dell'ordine, per cui ci rivolgiamo a loro, in quanto braccio armato e suddito del Sistema. Questa sarà la prima richiesta dell'organizzazione NO-PHCP: interrompete all'istante il piano di perforazione per il passaggio delle rotte degli ultrapesanti previsto su Ganimede. Il progetto prevede la distruzione di un fianco intero del satellite, con la conseguente deportazione di un'intera civiltà contadina e l'inquinamento di una grande parte di spazio interstellare. Noi riteniamo tutto questo un piano criminale, supportato dalle lobby del commercio interstellare e dalle forze dell'ordine. L'interruzione di questa opera devastatrice deve avvenire entro cinquanta ore marziane. Ottemperata la prima, seguirà poi una seconda richiesta.

La comunicazione si interruppe senza altri sprechi di parole. Anders non disse niente per alcuni minuti e lasciò che Ezra parlasse per primo, “di cosa stanno parlando? Cos'è questo progetto di perforazione di Ganimede?”

Anche Joan sembrava non avere la minima idea a proposito, “è una richiesta molto strana. Quindi siamo di fronte ad un'azione ecoterroristica?”

Anders si mise a sedere e trasse un profondo respiro.

“Risponderò ad una domanda per volta”, Ezra e la ragazza rimasero stupiti di non essere al corrente di un simile progetto. Ma evidentemente era una faccenda delicata di cui erano a conoscenza solo i vertici.

“Il progetto è in corso d'opera...”

“Dunque Halk, tu sai di cosa si tratta?” chiese sussiegoso Ezra.

“In quanto capo della Polizia Planetaria, io sono stato uno dei firmatari: si tratta di lavori di ampliamento della rotta commerciale tra Terra e Titano. È stato calcolato che per raggiungere più rapidamente quel settore serve apportare alcune modifiche sostanziali al percorso. Il passaggio di merci è di vitale importanza, lo sapete. La Terra è al numero uno nell'export agricolo e i tempi di consegna non possono rischiare rallentamenti. Ne va delle vite di interi pianeti e del commercio tra essi. Il progetto ha del buono, credetemi.

“E delle popolazioni di Ganimede che ne sarà?” fece Joan preoccupata.

“Sono stati previsti esodi su Callisto, che è un satellite con ingenti provvigioni d'acqua e una eccezionalmente scarsa attività magnetica: il terraforming è già a buon punto. Ma quella gente è dura da convincere, sono testardi e antiquati. Più d'una volta ho sedato personalmente esagitati focolai di rivolta.”

“Ma se non interrompono i lavori, la Mega Tir 6 e tutto il suo equipaggio farà una pessima fine!”

“Sì, capisco. Ma interrompere i lavori manderà all'aria tutta la macrofinanza privata e pubblica del Sistema. Sarebbe un cataclisma economico incalcolabile: il tracollo dei mercati, la fine del sogno di benessere interplanetario, tutto precipiterebbe nel caos in tempi rapidissimi” e Anders, chinò la testa di fronte all'evidenza.

“Potremmo tentare di dissuadere i NO-PHCP?” disse Joan, tornata propositiva.

“Come?” chiese Ezra.

“Servirebbe un negoziatore, una persona in gamba di grande forza di animo e di indiscusse capacità” Joan lanciò la proposta ben convinta di trovare delle ostilità naturali da parte del capo Hank Anders, “e che riesca a penetrare e a parlare con i dirottatori con la ragionevolezza di uno scienziato”.

Ezra guardò negli occhi la giovane, ben sapendo dove sarebbe voluta arrivare.

“Chi?” chiese Anders.

“Sai a chi mi riferisco...”

“No e poi no! Il suo modo di lavorare è imprevedibile: ogni volta si prende i meriti dei casi che risolve e getta una cattiva luce sull'intero corpo di Polizia Planetaria!”

“Sai però che non fallisce mai” puntualizzò il vecchio Ezra mentre vedeva nello sguardo di Joan ardere la passione ogni qualvolta si faceva accenno all'eroe là, su Base Luna: Captain Future.

Anders, restò in silenzio, ponderando i pro e i contro. Sapeva che la faccenda doveva restare segreta tra le genti del Sistema, per non causare sentimenti di indignazione o di malcontento nell'opinione pubblica. E sapeva che per fare ciò serviva un'equipe scarna e silenziosa, adatta ad infiltrarsi su Mega Tir 6 e catturare i due dirottatori senza spreco di risorse.

“Halk, io e Joan andremo con la squadra dei Futuremen in qualità di rappresentanti della Polizia Planetaria e a garanzia dell'ortodossia dell'operazione. Che ne pensi?”

Anders, notando il luccichio negli occhi di Joan e tranquillizzato dal raziocinio di Ezra, smise di grattarsi la barba e accettò, “e sia: lanciamo il maledetto razzo rosso”, e aggiunse, “dirigiamolo pure verso Base Luna. Ma che sia l'ultima volta, chiaro?”

つづく

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