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Marte


Dunque. Milano ci frequenta a tutti. Nessuno frequenta Milano. Frequenta lei a intermittenza. Come le frequenze radio. In alcuni punti Radio3 la prendi sul 99.40. In altri no. Se la mangia Radio 105. Così io mi mangio un panino mentre guido e guardo fuori.

Spengo l'autoradio. E non vedo l'ora di finire il panino per fumarmi una sigaretta. E l'eroismo dell'osservazione in solitario. La sigaretta intendo. E' un'esperienza poco sociale. Il fumo nuoce gravemente te e chi ti sta intorno. E infatti serve per uccidersi piano piano. Ma il buon gusto mi porta a farlo da solo. Senza disperazione da condividere. Solo disperazione da trattenere, e scaricare magari con un tick nervoso, e una camminata che scarica il piede sulla destra. Che poi visto che ti svegli tutte le mattine da 33 anni, ti cominci ad accorgere che le scarpe hanno tutte un difetto sul tallone destro. Sei tu che le hai sformate a furia di scaricare il nervoso. Io ancora fatico a non pestare le righe del pavè. Ma nel paesello di merda da dove vengo ce n'eran tante di righe sul lastricato. Più che a Milano, che è tutto asfalto. E quando ero alle medie mi sembrava di giocare a Twist, quel gioco con i palloni colorati dove dovevi mettere un piede lì, una mano là. Almeno avessi imparato a muovermi con scioltezza. Ma no. I tick sono un movimento a vuoto, uno scarico eccessivo che consuma un certo quantitativo di energia. C'è chi sostiene che siano delle forme di autoipnosi. Del tipo: tu vedi un ombrello rosa dentro, ad esempio, al Cin Cin bar e in una parte remota del sub cosciente ti viene in mente la coscia di tua zia quando faceva la faceta in casa. Per cui parte una inevitabile trafila di deviazioni dal percorso prefissato. Ma questo è Freud. Ed oltre ad essere roba vecchia è anche roba che ha aperto il vaso di Pandora senza averlo mai chiuso per benino. Disgraziato lui. Nessuno ha ancora risolto mai niente della propria, diciamo, "distrazione" psichiatrica. E Milano, che è piena di matti, come un pò dappertutto, è un posto che se ti senti solo e sei pure toccatello fai una vita grama. Al 47 di Ripa Ticinese c'è morta una vecchia conoscenza. La metteremo nello sgabuzzino dove sta, come un'ombrello vecchio, il vecchio ombrello Endrigo Sergio. Il giorno 13 novembre a Parigi hanno indetto la giornata della Gentilezza. Un servizio sul TG5 fatto dalla Parodi era in parallelo con la gentilezza dei milanesi. Alla fine del servizio la Parodi intervista un ghisa e gli chiede "se per gentilezza non le avrebbe fatto la multa, oggi". A volte sono felice di una cosa: che non si usa più la pellicola e i nastri. Perchè c'è meno merda d'archivio televisivo in giro ad inquinare l'ambiente. In compenso il mio cervello ha comunque la marmitta ingolfata da queste schifezze. E chi me lo pulisce? Chi mi aiuta? Fai da solo. Va bene, faccio da solo. Vado a teatro, vado al cinema, vado a sentire concerti. E il meglio che posso fare è fruirmeli da solo. Sì perchè in compagnia è un casino. La gente, senza generalizzare troppo a Milano, ha un rapporto gastronomico con la cultura. Sia che tu abbia un palchetto a Venezia alla Fenice o che tu sia uno sbarbo che va al Kindergarden a Bologna, e nel primo caso a sentire la Cavalleria Rustiana mentre nel secondo a spararsi i Melvins nei denti: è come "io stasera mi mangio un bel gelato alla fragola!", " Ah no, io mi faccio volentieri una polenta taragna". Finito il piatto, il cono, la scodella è finito quello che avevi da fare. Finita la serata all'opera, riponi il binocolo, saluti i fratelli massoni, torni a casa e vai a letto. Finito un film di Woody Allen, vai a farti una birra con gli amici di ingegneria e poi a letto. Finita la Street Rave (pace all'anima sua), alle 8.30 del mattino dopo che hai finito di pisciare schifezze viola sul tuo cane, vai a letto. Vai a letto, e quando ti svegli non ti è rimasto nulla. Perchè non hai sofferto un pò, non hai patito un po', perchè ti è stato dato, hai pagato e hai usato. La cultura tutta in ogni sua forma, pur villana che sia, dorebbe essere un mezzo. Non un fine. Dove il cervello dovrebbe fare fatica. Appena un pò. Non dico tanto. Perchè le sinapsi, anche solo un paio al giorno in più, non accorciano il pene, ma creano interesse da rivendere come merce preziosa di scambio col resto del mondo. E l'Italia è diventata un cremino sotto il getto di un phon per capelli. E il phon giuro che non è di marca cinese ma proprio di marca italiana. Parliamone. Dunque, il Made in Italy è: chicaglieria fashion, l'ottimo olio pugliese, la pasta Barilla che in USA fa far bella figura agli abitanti di SOHO in Manhattan che quando la cucinano spiegano ai loro commensali la differenza che passa tra uno spaghetto e una stringa da scarpe. Ecco io questo made in Italy lo terrei in Italia e chiuderei i rubinetti dello stereotipo. Tanto per rivendicare la mia esistenza d'autore, proclamo che IO sono materiale da esportazone! Eccomi! Prendetemi, fatemi a pezzi, mettetemi in una serie di barattoli e speditemi in pasto al resto del mondo. Altri come me ce ne sono qua? Siamo daccordo? Gli artisti italiani sono diventati dei bidè. E i bidè solo in Italia li trovi. E gli americani con le loro braghe da coglioni e le camicie a quadretti in vacanza a Venezia, li guardano scervellandosi per capire a cosa servono due water. I bidè servono per lavarsi di più e meglio le palle. Non è una spesa così sbagliata, signor Smith. Voi avete i "cheesburger with bluecheese" e noi i bidè. Ora che sei venuto in Italia adotta anche tu questo meraviglioso sistema di rapporto intersociale, anzichè continuare a pulirvi con quei piccoli asciugamani grandi come fazzoletti che mettete accanto agli spazzolini. Fate schifo. E noi, in questo, no. Ragazzi cari, non trasferitevi però a Copenhaghen o a New York a cercar fortuna per scappare dalla sfortuna. Perchè poi si diventa uno sfortunato abitante di Copenhagen o di New York. Sì ottimo, meraviglioso, elettrizzante. Anche io lo farei domani. Ma se ti occupi anche solo in maniera tangente di cultura, di arte, di coscienza applicata ad esse, è da qua e solo da qua che si deve tentare di fare trasferire i berlinesi a Milano "Mailand ist der zeitgest". Bowie e il suo periodo Milanese, Lou Reed e il suo "Milano", prodotto da Brian Eno che è un rinomato imbriacone della Francia Corta (e questo è vero). Terry Gilliam risiede in Italia, in provincia di Terni. Nessuno lo sa. Perchè NON vive in Italia, non la fequenta. Qualcuno mi raccontò che Paul McCartney andò ad un festival di cinema piccolissimo in provincia di Frosinone in incognito, provincia anche tristemente nota per la morte incidentale del cantante dei Morphine. I Kings of Convenience hanno registrato a Rubiera. I Muse a Como. Tanta gente sta, o passa in Italia. Ma nessuno di questi passanti l'ha mai vissuta. Mai è accaduto che diventasse una naturale convergenza di incontri connessi col tessuto locale. L'Italia resta uno scenario vuoto, meraviglioso magari, ma senza la gente. Anzi della gente che sta qua, molti intellettuali o artisti oltralpe hanno fastidio, scarsa considerazione o addirittura repulsione. Vorrei poter esprimere liberamente il mio disgusto, ma la polemica violenta è diventata espressione della massificazione. Sei bloccato. A parlare male, punti un dito sulle cose che poi si rivela un occhio di bue. E io che vorrei pure essere un integralista culturale, non riesco a fare del terrorismo culturale perchè non so dove e come trovare le bombe. Lo spendere per il vivere quotidiano è la tassa per la democrazia. A Montevarchi questa estate ad un tabacchi c'era la fila per il Superenalotto e i Gratta e Vinci. Vi ricordate che c'erano aerei che sorvolavano le spiaggie con scritto i soldi in palio. Ci fu la discesa degli Unni. Pare che un pò di tedeschi imbecilli venissero giù da noi a giocare. Sempre a Montevarchi, alla casa del popolo dove ho preso due spume bionde, è passato un tizio che aveva le fattezze del balilla: capelli corti indietro e impomatati. C'erano dei vecchi che di sicuro si conoscono da 60 anni ma che non si salutano e mai si saluteranno. In toscana il saluto si dà per scelta e si dà a pochi. A Milano non si da mai. E così si fa prima. "Lei ci faccia un ordine, e settimana prossima la finiamo questa partita qua; di 'sti tempi chiedere scusa è raro...mica facciamo i chirurghi d'urgenza! Stia bene". Quest'uomo ride sempre, ma solo perchè deve aver subito di recente un'operazione ai denti e con la lingua si tocca di continuo palato e arcata dentale. Per il resto ha dei modi che calzano perfettamente all'immagine che si ha dell'intermediario d'azienda milanese. Ci sono sempre ragazze molto sane sulla F(r)eccia (G)Rossa. Chissà che moda è. Cosce e antipatia. Percepisco una conversazione. Sono una coppia: Lui "...Sono otto anni che stei in Itelia!", Lei: "jo parla come mi piacia", Lui: "No disgrazieta, devi parlere in italieno!" Un'altra in strada tra due sciuri dabbene: "Da fare l'Arte è facile, è la Parte che è difficile!...come si dice in inglese? Ah: take the art, and put a part."

Mauro Repetto è pavese di ricca famiglia. Dopo il sucesso del '93 a 25 anni come ridicolo ballerino, fu allontanato dagli 883 di comune accordo per incapacita di trovare una collocazione nel progetto. Trasferitosi a New York per un pò di tempo spende 200.000$ per la realizzazione di un mediometraggio fallimentare e ne inizia un altro senza successo d'intenti. Ritorna in Europa e non sa ancora cosa fare. Fa attualmente lo scenografo a DisneyWorld in Francia.

Marte ha due calotte polari di ghiaccio di idrogeno. L'idrogeno passa da solido a gassoso. Mentre il resto del pianeta è certamente ossidato e rugginoso perchè c'è stata acqua come sulla terra. Magari nel primo miliardo di anni dalla sua nascita. Poi essendo più piccolo della terra, di circa 1/3, ha perso col tempo molto della crosta, atmosfera inclusa. Il vulcano più grande del sistema solare è lì: il monte Olimpo, un vulcano di 27 km di altezza e una base di 600km. Si ipotizza che possa funzionare da valvola: quando eruttasse surriscalderebbe una parte dela crosta e l'acqua residua intrapolata a centinaia di metri di profondità si ripresenterebbe sulla superficie per l'effetto del surriscaldamento. Io credo che quando accadrà non ci sarò più. Milano è il migliore posto che ci sia in Italia dove lavorare di fantasia.

Perchè di realtà ce n'è anche fin troppa.

--------------------------------------------------------------------------------- Intervento scritto e pensato per la prima edizione di Slam X il lontano 18 dicembre 2010 al Cox 18 di Milano e apparso sul blog del Circolo Magnolia e nel libro del decennale Ten Years.

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