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L'inizio di tutto.


Che meraviglia le polveri sottili, la falsa nebbia senza un filo d'aria, il desiderio di fumare di meno perché tanto basta fare due passi a piedi lungo i viali e inalare il corrispettivo di catrame giornaliero.

Ricordo quando, da bambino, i miei coetanei si divertivano a fare il bagno ai cuccioli di gatto o a ficcargli petardi nel culo: i più organizzati li facevano volare con un razzo attaccato sul dorso con lo scotch, oppure rubavano dalla gabbia dei conigli quelli appena nati e li mettevano a combattere con un cane dentro l'arena improvvisata di un carretto da trattore.

Ricordo un coniglietto maculato che perdeva sangue dal naso dopo che il bastardino da caccia dello zio di un altro bambino lo aveva scaraventato a terra.

Poi rammento quel contadino che con un ciocco di quercia prendeva a randellate i neonati di cane appena usciti dal ventre della sua vecchia cagna. Ogni cinque o sei mesi era sempre la stessa scena: ne usciva fuori uno e veniva fracassato, mentre un altro era con la testolina mezza fuori e mezza dentro. Finito il lavoro, li buttava dentro un rigagnolo che affluiva nel fiume. Restavano lì, per un po', a galleggiare come pesche marce finché non sparivano tra i flutti.

La madre di quel contadino, scampata da un eccidio della Divisione "Hermann Göring", scuoiava i conigli ancora vivi: li attaccava ad un palo con un chiodo per le orecchie e con una piccola roncola, la stessa con cui sbucciava la mela postprandiale, grattava via la pelle partendo dal collo.

Non ho un ricordo poi così truculento di quella storia del coniglio, anzi mi richiama alla memoria una certa sanità agricola.

Ricordo la guerra agli insetti a cui staccavamo ogni antenna, ogni ala, ogni zampa per ficcarli a bordo di qualche automobilina o aeroplanino in regalo con le patatine.

Le formiche erano quelle che duravano di più: continuavano a muoversi anche se erano, in pratica solo un moncherino.

C'erano poi quei brutti insetti marroni che in seguito scoprii chiamarsi "forficula auricularia"; auricularia prende il nome dalla diceria che quel tipo di insetto nidificasse nel cervello, entrandovi all'interno attraverso l'orecchio. Tagliavamo le loro piccole pinze con il tagliaunghie e usciva una goccia di schiuma bianca e credo che una volta qualche compagno di vivisezione mi costrinse ad assaggiarla.

Ma del sapore non ne ho ricordo.

Erano gli anni della caccia alla pelle di vipera con cui fare scherzi stupidi (non certo riti magici!) e delle ondulatine grigie in eternit che coprivano le capanne di ogni pollaio di ogni paese di ogni provincia, segate a mano per adattarle alle più diverse e imprevedibili forme.

E anche gli anni degli scarichi di fabbrichette e officine, dei canali di scolo provenienti dalle abitazioni civili, concepite da geometri senza la minima traccia all'orizzonte di un architetto.

A reimmettere nelle nostre tavole ci pensavano le pompe di irrigazione che pescavano dalle stesse acque limacciose per innaffiare i campi di ortaggi, di grano, di tabacco, di erba medica e dei vigneti.

Il ramato blu, il disinfestante verde, le padelle nere, il MOM contro i pidocchi, i fusti formato famiglia di Dash, le coperte elettriche senza la messa a terra, l'acido solforico per pulire i mattoni, le lastre di amianto per contenere il caldo della stufa, tutto questo, e molto altro ancora, erano cose presenti in ogni casa di campagna.

Mentre negli alimentari, nei risoranti, dal dentista, nelle cabine del telefono a gettone, nelle corsie d'ospedale, nelle sezioni di partito e pure nelle chiese di Gesù Nostro Signore si fumava sigarette, sigarette e ancora sigarette: ricordo alla scuola materna, dopo una merenda a base di pane, vino e zucchero, quel lumicino rosso pulsante nel buio di uno stanzone durante l'ora del pisolino.

E ora la mia abitudine richiede luoghi insalubri, il mio metabolismo necessita di sostanze cancerogene e il mio stile di vita si basa sulla morte di altre creature viventi: è per questo che sono assolutamente convinto di non essere nato e cresciuto sulla Terra, ma su Antichton.

Assieme all'intera mia razza umana.

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