Si-No-isma: ovvero la particella dell'indecisione.
Tratto da "L'alfabetiere" vol. 1, uscito lo scorso anno su www.rapportoconfidenziale.org ad opera di Francesco Selvi
"L'afabetiere" è una raccolta di voci che dicono cose a partire da una diversa lettera dell'alfabeto.
Tra di esse ci sono quelle di Luca Ferri, Antonio Rezza, Flavia Mastrella, Roberto Paci Dalò e molte altre.
Da poco è uscito il vol.2.
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Un uomo fuma da un balcone e guarda fuori.
C'è un auto che vuole entrare dentro un passo carraio lievemente ostruito da un'altro veicolo. L'auto riesce a passare, poi scende il suo autista e con determinazione và al mezzo che ostruiva il passaggio e sradica un tergicristallo con veemenza omicida, come fosse la colonna vertebrale di una bestia da cucinare. L'uomo sul balcone, visto la scena, avrebbe potuto berciare per avvertire tutto il quartiere. Ma non fa assolutamente niente. C'è poi un uomo nudo che vuole spogliarsi.
Da una finestra di un grattacielo lontano si scorge un ufficio dove la silhouette di un uomo sta calando un coltello sulla testa di qualcuno. Si deve imparare che la pietà e la pena sono sensazioni irrispettose verso il prossimo. Si vede una coppia di anziani, una relazione evidentemente arrivata al tramonto della vita. Lui, un signore pelato, ben vestito, afono, cerca di chiudere un ombrellino di quelli retraibili e lo fa con grande impegno, tira la striscia dello strap fino al possibile e alla fine ci riesce. La moglie, che era assorta nei suon pensieri, si desta e toglie dalle mani del marito l'ombrellino appena chiuso: — ma come l'hai chiuso? Lo riapre nervosamente e lo ripiega meticolosamente mentre borbotta — …è tutto sgualcito, ma guarda qua. Lui, afono, rivolto all'esterno del cerchio di discussione coniugale dice ai posteri "non ce la faccio più". Sono molto attratto dalla collettività solo perché non mi importa niente del prossimo. E' di sicuro una forma di contrappasso mentale: mascherare con un gesto opposto l'intenzione principale. La famiglia, in tempi di pace e di democrazia, è il primo nucleo di formazione di norme comportamentali. Tali norme sono variabili da un complesso famigliare ad un altro e si possono appiccicare addosso per anni ed anni. Difficile, se non impossibile, non averci a che fare sia per eccesso di dedizione che per volontà di interromperle. Il rifiuto o la generica dissociazione dalle stesse può causare forti contraccolpi, più che in relazione ad uno Stato, più che in relazione ad una Chiesa, perché il nucleo famigliare ha norme mutuate da rapporti ineludibili, profondi e compressi. Quando penso al senso di "famiglia" mi vengono in mente pensieri terribili, repressivi, inverecondi. Alla base c'è la sofferenza: quando si fa un figlio, quando si soffre per lui, quando si è figli in cui i genitori rappresenteranno prima o poi una crepa. Io credo che se dovessi fare un figlio lo vorrei dettato dal caso. Ma credo che non ci sia necessità di fare figli se non per "puro Caso". Quello è il modo più puro e gioioso di procreare, come nella vita anche nelle cose dell'arte. Fare un figlio è un sabotaggio. I nuovi padri sono tutti sono calvi dentro qualcuno lo è anche fuori. Che fascino per i giovani che fanno i lavori veri, tipo il commercialista o l'asssessore. Dopo aver attraversato la trasformazione del proletariato, della borghesia e dell'aristocrazia eccoci giunti alla nascita della "qualunquesia" e della vera brutta gioventù. Se gli anni '50 e gli anni '60 erano gli anni della non curanza, gli anni '70 erano quelli dell'attualità, gli anni '80 dell'edonismo e gli anni '90 del crollo delle ideologie, questi di oggi sono i tempi del rimpianto, dove gli errori di un passato presente (o di un presente appena passato) si subiscono, non sapendo cosa fare per andare nella migliore direzione. Intanto se fossimo in guerra smetteremmo tutti di pensare alla pornografia. Poi forse, dopo un bel tracollo della tecnologia popolare, ricomincerà tutto daccapo il maledetto ciclo infernale. Essere "nobile" nello Zen della tradizione buddista vuol dire essere liberi dall'amare o dall'odiare in ogni istante. Ciò va a manifestarsi nell'esecutore di uno strumento musicale o in un ascoltatore che pensa che la musica che ha davanti è indegna di lui: questo, dice Cage, è l'atteggiamento più vile possibile. La musica dovrebbe avere a che fare con la vita: quando si avvicina ad essa la musica dice molto. Altrimenti è sterile adesione all'abitudine. La musica è una forma di linguaggio anomalo: né normativo, né anormale ma forse plurinormativo. Immagini e musica non sono forme complementari, ma solo coincidenzialmente simili. Nel pianeta ci sono mega centri di concentrazione umana come ad esempio New York, Londra, Tokyo, ci sono quelli più piccoli come Roma, Atene e Belgrado e poi una grande quantità di luoghi remoti. Milano, in rapporto a questo sistema, è una periferia e come in tutte le periferie a volte qualcosa accade; ma più spesso è semplice periferia. A Milano ci sono dei parchi giochi con un solo ingresso: in pratica il cortile di un carcere. Qua nessuno potrà togliervi i sani dispiaceri della vita. Sentite il sapore della vostra propria saliva? E non provate disgusto e nausea? Considerando che non serve fare cultura là dove è già presente, si resta in Italia per evangelizzare. Dunque andatevene pure e in tanti, grazie: così almeno io qui posso splendere.
E ora un bel lipogramma...
Polo Nord. Lo porto contro Como. Dopo sogno o porgo, s'oppongono colon. Scolo VOV, non convolo, porto Volvo (corro…foro!), pongo soft porno, costo poco. Oh gonzo dodo, covo o frodo? Not Odd's Wor(l)d! Coro d'oro odo solo DO. Mò posto lo stronzo, porco. Mosto fosco. Fronzolo.
(Per ascoltare tutto il testo leggiucchiato male dall'autore stesso basta andare qui)